Bianca Cordaro

Di ispirazione naturale l’opera di Alfonso Omiccioli che, alla Galleria d’Arte Valguarnera a Bagheria, espone 35 olii, di fattura recentissima, e 20 cartelle di incisioni.

Omiccioli profondamente resta legato alla immagine e ne subisce intatta la suggestione, nel rifiuto che appare ostinato e senza incertezze, degli allettamenti intellettualistici di volta in volta proposti sull’onda di mode successive e variamente sollecitati nella linea di teorie che considerano, momento di approfondimento e di verifica essenziale per un artista, speculazione e sperimentalismi.

 Il mondo di Alfonso Omiccioli, i cui legami con la vicenda pittorica del fratello Giovanni appaiono saldi e tenaci, è ingenuo, aperto, chiaro e silenzioso, popolato di case rustiche delineate sulla tela con calligrafia minuta e nitidissima, di marine lattiginose, solcate da barche nette con una unghiata, di cieli profondi e fumosi.

Nell’ultimo anno Omiccioli ha abbandonato i pennelli. Certi effetti, certe incantate pause di luce, certo trascolorare velato di toni li realizza con un abile gioco di dita, dimodochè la superficie raffigurata diventa liscia e compatta come seta e la realtà sembra vissuta attraverso cortine di nebbie fuggenti.

Dal Telegiornale Regionale R.A.I. Palermo

18 ottobre 1971

Carlo Giacomozzi

La pittura di Alfonso Omiccioli si dispiega tra memoria e presenza, tra evocazione e realtà: si può anche affermare che essa è una prosa a brevi capitoli lirici intessuta in una sensibile quanto delicata armonia coloristica, soprattutto mai distratta da urgenze o esigenze diverse da quelle di un ragionato approfondimento degli esiti espressivi. Del resto la legittimità della pittura non si garantisce nel puro e semplice assunto rappresentativo, né si enuncia nella manuale e accademica trascrizione di un’immagine rilevata di peso dalle apparenze reali: la sua verità – e dunque la sua sostanza e ragione – sta invece nella qualità critica espressa e motivata dalla forma ed egualmente nei contenuti indicati e qualificati dall’immagine. 

Per tale considerazione Alfonso Omiccioli non fissa sulla tela il dato di natura se non semplificandone le strutture, mirando essenzialmente alla sintesi, all’effetto d’insieme. Si può di conseguenza osservare come nei dipinti del nostro pregiato pittore il reale e l’ideale riescano a combinarsi in pari misura e come infine la pittura si condensi in un valore nient’affatto asservito o quanto meno sacrificato. Quest’estrema sensibilità delle risoluzioni formali, modulate con emotiva semplicità e decantate dalla nota leggera del colore, assegna alla nozione reale esemplata dall’artista – sia essa paesaggio o composizione di fiori – un significato non unicamente poetico.

Dunque una pittura limpida nelle sue incidenze figurali, intrisa di vapori tonali, immersa in uno spazio luminoso, espressa con naturalezza nella purezza sognante del colore: così in questi dipinti l’essenza della realtà naturale si fa realtà favoleggiata, incantata, trasmuta in mera sensazione visiva, in emozione interiore.

Pertanto, più che di semplice rilevamento di un dato oggettivo, per la pittura di Alfonso Omiccioli si può parlare di un vero e proprio processo assimilativo delle forme naturali con quelle sollecitate dalla fantasia creatrice dell’artista, il quale discerne forme e colori attraverso uno “ speculum “ percettivo che riduce la sostanza della realtà a pure immaginazioni figurali, di misura perfino fiabesca.

Roma 2 dicembre 1982