Fondazione Omiccioli
GIOVANNI E ALFONSO, FRATELLI NELLA VITA E NELL’ARTE
Roma, la grande bellezza celebrata e osannata, a tratti grandiosa e a passi decadente, straordinariamente caotica, una sfida che è un rompicapo. Città eterna dai mille volti, frutto delle sue innumerevoli stratificazioni, tali da renderla unica ed affascinante, ammantata di segreti come la sua fondazione, quando in quel 21 aprile era in cielo un particolare allineamento di pianeti, a determinarne la sorte e individuarne il destino di universalità.
Miti e riti le cui tracce invisibili resistono agli occhi di chi sa guardare oltre la superficie piana delle cose, e ben lo sapeva Giovanni Omiccioli quando ritraeva i suoi Orti. Egli guardava oltre il visibile, a quei luoghi di resilienza e memoria vivente, teatri di antichi scambi sociali e culturali, pullulanti di umanità e con lo stesso rapimento fece Alfonso, con la sua visione panteista dell’esistenza, maturata in quella via Margutta ove l’Arte elesse il suo regno, crocevia di menti illuminate.
Oggi vicoli e strade non sono più gli stessi conosciuti dagli Omiccioli; quasi irriconoscibile è l’amata via degli artisti, già trasfigurata dalla furia del conflitto mondiale, i cui echi silenziarono le coscienze, senza però disperdere del tutto la magia dell’Urbe.
Forse adombrata dal rumore delle macchine e dal chiacchiericcio dei turisti la maestosità del passato, ma il fuoco della creatività soffia ancora tra le fronde degli alberi, pure se la bottega di Abilio Omiccioli è solo un ricordo. I ricordi ci testimoniano la vita e la circolarità delle esperienze la nostra reciproca appartenenza ai luoghi contro la preoccupante obsolescenza programmata della Storia che, invece, deve essere trasmessa e tramandata come patrimonio umano.
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Paesaggio Romano - 1943